martedì 27 luglio 2010

Mi sento tradito

Senza girarci intorno, mi sento tradito. Tradito dagli ambulanti di piazza Duomo che non hanno alcuna intenzione di tornare nella loro sede naturale. Non ci pensano nemmeno, anzi si sono detti pronti a manifestare in mutande per ottenere lo spazio che è stato promesso loro a piazza d’Armi e per il quale hanno anche trovato dei soldi. Sono d’accordo con loro quando rivendicano il diritto a lavorare tutti assieme in uno spazio dignitoso e ad avere un reddito degno di questo nome. Ma sono d’accordo solo su questo. Non sono d’accordo quando dicono che in piazza Duomo non farebbero un soldo. Non sono d’accordo quando dicono che in centro non va più nessuno. Nelle ultime settimane è bastato che aprisse qualche attività per riportare gli aquilani in centro, segno che tanta gente non aspetta altro che un buon motivo per tornare nel centro storico. E il mercato sarebbe un ottimo motivo.
Da quando vivo all’Aquila, e sono ormai più di 30 anni, ho sempre considerato il mercato in piazza uno dei simboli della città. E quella piazza il suo luogo naturale. Una piazza che con le sue quindici strade d’accesso è chiaramente nata per ospitare il mercato e non ha senso senza di esso. In quest’ultimo anno, da quando la piazza è stata riaperta, i commercianti del mercato non hanno provato una sola volta a tornare in piazza Duomo, disertando quasi tutti anche un timido tentativo a titolo sperimentale. E dire che hanno continuato a lamentarsi (e in questo hanno ragioni da vendere) delle localizzazioni a Pettino e all’Acquasanta. Nemmeno con l’arrivo della bella stagione hanno accennato alla possibilità di tornare in centro, magari nei fine settimana.
Possibile che non capiscano quanto sarebbe importante la loro presenza in piazza Duomo per fare da volano alla rinascita del centro? Che il loro ritorno potrebbe incentivare e accelerare la riapertura delle banche e degli uffici? Possibile che non si rendano conto che il mercato potrebbe essere il primo tassello per restituire alla vita il cuore della città?
Dicono che senza la possibilità di parcheggiare in centro il mercato non può vivere. A parte che il parcheggio non era possibile neanche prima, se non quello selvaggio, ma una parte di quei fondi raccolti per piazza d’Armi potrebbe essere utilizzati, ad esempio, per organizzare un servizio navetta tra piazza Duomo e la zona della Villa comunale e di Collemaggio.
Dicono che il nuovo centro della città è piazza d’Armi. Ma in base a quale ricerca di mercato (mi si passi il bisticcio) il mercato in piazza d’Armi dovrebbe funzionare, visto che si ritroverebbe accerchiato da supermercati e centri commerciali? E poi, piazza d’Armi potrà anche essere (questo sì) il punto nevralgico del traffico cittadino, ma il centro è e resta quello storico. Dobbiamo fare in modo tutti, commercianti compresi, che non perda la sua funzione e non diventi solo una Pompei del XXI secolo.
Nel mio piccolo, sono sempre stato pronto, in questi 15 mesi, a dare il mio appoggio a chi dimostrava di non volersi arrendere alla catastrofe. Credo di essere coerente se dico che non darò il mio sostegno , per quel poco che può valere, a chi vuole solo abbassare la testa.

3 commenti:

  1. Condivido pienamente.
    Dopo aver documentato con "le cartoline di maggio" L'Aquila com'era, sarebbe il caso di cominciare a documentare "L'Aquila com'è": orrori edilizi e urbani, degrado e incuria, contrabbandati per "ricostruzione e rinascita"
    Adriano Di Barba

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  2. Il problema è che c'è chi è pronto a scendere in piazza perche certi "orrori" vengano realizzati. Fin quando sono dei privati cittadini a curare solo il proprio orticello, beh questo è quasi fisiologico. Ma se sono delle intere categorie allora comincia ad essere preoccupante.

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  3. Qualche breve considerazione.
    La strategia del governo mi è parsa chiara fin dall’inizio:
    1)delocalizzare il centro storico e creare un nuovo centro di interessi in zona periferica dove poi sarà facile portare altri servizi ed interessi e far nascere, come per incanto e quasi senza accorgersene, un agglomerato urbano che risponda perfettamente alla sola logica di mercato, alla faccia di secoli e secoli di storia e cultura.
    2)Creare una accurata rete di propaganda mediatica che potesse fornire una distorta visione della realtà in maniera da poter agevolmente condizionare l’opinione pubblica, non solo del resto d’Italia (come ho avuto modo di constatare personalmente), ma purtroppo (mi accorgo) anche di chi ha vissuto il dramma del terremoto in prima persona e più di ogni altro dovrebbe avere una critica quanto ferma e costruttiva posizione nel volersi riappropriare della città, quella vera intendo: il centro storico
    3)Creare quello stato di latente conflittualità tra chi è vittima della situazione nel suo complesso, per poterci speculare sopra ancora di più e meglio. “Divide et impera” era il motto degli Imperatori Romani: creare rivalità e dividere la popolazione è la migliore strategia per governare non nell’interesse dei cittadini, ma di quelli di alcune fasce privilegiate… “gli amici degli amici”.

    Per questi motivi credo che sia assolutamente necessario reagire e svegliare le coscienze di quanti si sono adagiati, cedendo alle lusinghe di illusori giochi di prestigio, peraltro nemmeno ben riusciti.

    Cristina Iori

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