mercoledì 28 luglio 2010

Un terremoto da soap opera

Nei 478 giorni trascorsi da quel 6 aprile 2009 sulle teste di noi aquilani è passato di tutto. E il guaio è che quasi mai siamo stati interpellati per dare quanto meno il nostro parere sulle scelte e sulle decisioni che ci riguardavano. Sulle nostre teste sono passati il G8, il progetto C.A.S.E., i criteri per ricevere assistenza, le norme per ristrutturare o ricostruire le nostre abitazioni, i tempi e i modi per pagare le tasse, l'utilizzo (o il mancato utilizzo) delle donazioni arrivate da ogni parte. Ora, persino il futuro assetto della nostra città rischia di essere deciso da superesperti totalmente estranei all'Aquila e agli aquilani. Tutto, in questi lunghi mesi, è avvenuto senza che ci si chiedesse il benché minimo parere.
Ma che gli aquilani finissero per essere protagonisti inconsapevoli persino di una soap-opera cinematografica... beh, questo davvero non me lo aspettavo. Si tratta di un filmetto intitolato "La città invisibile", opera prima del regista Giuseppe Tandoi, con un cast preso di peso da alcune delle fiction televisive di maggior successo degli ultimi anni. Un filmetto, a giudicare dal trailer che ne precede l'uscita (
http://www.youtube.com/v/D_VVq24FHqY), che tuttavia ha ottenuto il sostegno economico del Ministero per i beni e le attività culturali, in quanto "riconosciuto di interesse culturale).
Si vedono, nel trailer, immagini girate all'Aquila poche settimane dopo il terremoto, anche in luoghi assolutamente vietati agli aquilani. Credo che praticamente nessuno, all'Aquila, si sia accorto, in quelle settimane, di un set cinematografico al lavoro. Forse eravamo in altre faccende affaccendati! Ma provo un senso di fastidio a immaginare una troupe cinematografica che gira un'allegra commediola di ambientazione sismica, mentre tutt'intorno la gente sta patendo il terremoto, quello vero. Come del resto mi dà fastidio l'idea che il Ministero dei beni culturali, che non ha un soldo per ricostruire i monumenti dell'Aquila, dà dai soldi a un produttore per fare un film su di "noi". Attenzione alle preposizioni: non per noi, ma su di noi. Anche se poi il produttore si pulisce la coscienza devolvendo (udite udite!) il 10% degli incassi al restauro di una chiesa aquilana.
Ovviamente non ho visto il film, e sinceramente non ho alcuna voglia di vederlo (diciamo che non il mio genere preferito). Di conseguenza, il mio non può essere un giudizio definitivo. Ma se il manifesto che annuncia il film, con quei volti soddisfatti e sorridenti, che sanno più di Mulino Bianco che di terremoto, non racconta un altro film, allora non c'è da stare tranquilli. Se il trailer non è del tutto fuorviante rispetto al film (e mi sembra improbabile), "La città invisibile" farà solo dei danni. Perché magari convincerà chi andrà a vederlo (pochi... voglio sperare) che è proprio vero che all'Aquila la gente non sta poi così male. E se per caso all'Aquila c'è qualcuno che sta male e si lamenta, è finito sicuramente in un altro film, magari quello della Guzzanti. Ma quello è un film da comunisti, e i comunisti, si sa, sono un'insignificante minoranza e dei piagnucolosi piantagrane.

7 commenti:

  1. Eppure ci sono persone che hanno apprezzato tanto questo film, che io reputo offensivo per svariati motivi...
    Basterebbe dare uno sguardo sulla pagina di facebook del gruppo "FILM IDIOTA SU L'AQUILA! INDECENTE!".
    Al momento risultano solo 78 persone iscritte al gruppo.
    E' una vegogna, ma quanti siamo in grado di ammetterlo? Ripeto: solo in 78.
    Sono basita.

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  2. 4.389 persone sono invece le persone iscritte al gruppo che sostiene questo ignobile film.
    Riportando il titolo del libro di Paolo Sorrentino, commento che forse "HANNO TUTTI RAGIONE". Di conseguenza, prendiamo atto che esistono persone felici, che hanno avuto una vita spensierata in tendopoli ed ora sono contente di aver fatto quell'esperienza, tanto da "ritrovarsi" nella trama del film. E' un po' come per i teen-agers, quando si identificano nei film di Moccia.
    Da parte mia, in tendopoli ho vissuto il dolore, quello forte, lancinante, che ti toglie il respiro... Mamma è morta sotto le macerie di casa, ho perso tante persone care, carissime. Per questo io la vita in tendopoli la ricordo con orrore. Probabilmente, accartocciata su me stessa e concentrata solo su questi pensieri, non mi sono accorta che intorno a me gli altri sorridevano, cantavano in un coro, nascevano amori tra le tende, la vita continuava felice, come in quell'inquadratura dei panni stesi colorati, che si vedono nel trailer. Soggettivamente, io in tendopoli guardavo, ma non vedevo e i miei ricordi di quei giorni sono in bianco e nero, ma - ripeto - dipende dalle esperienze personali.
    Quindi: chiudiamo qui. Cosa ci importa, in fondo? Al massimo, non andremo a vedere il film. A cosa serve questa guerra tra poveri? Cosa conta, per chi ha perso tutto? Sarà che questo terremoto mi ha scardinato tutti i punti di riferimento, ma oggi ho una scala di valori completamente diversa dalla vita di prima. Che siano tutti felici di riconoscersi in quel film, IO NO. Accetto però punti di vista diversi, purché non venga offesa la memoria di chi è rimasto sotto le macerie...
    Su questo NON cambierò idea.

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  3. Anch'io ho pieno rispetto di tutti i punti di vista, e non sono certo disperato per un film come questo. Ho voluto solo porre l'accento sul cinismo di chi ha voluto fare un film come questo e anche di chi lo ha finanziato con i soldi pubblici. E poi sono preoccupato (questo sì) per l'effetto che potrà avere sugli spettatori ignari o indifferenti nei confronti del dramma aquilano. Infine, pur non avendo visto il film, sono convinto che dentro non ci siano "cattiverie" nei nostri confronti; del resto senza il trionfo dei buoni sentimenti non esisterebbe soap opera!

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  4. gli spettatori che avranno il fegato di guardare il film sono quelli che stanno "inchiodati" sulle reti mediaset, che amano i "cesaroni" e che sanno tutto sui tronisti di maria de filippi. sono quelli che sperano che il proprio figlio/a belloccio e manco ventenne li riscatti andando a milano a fare modello/a, e che sperano finiscano in un'inchiesta tipo rodriguez/fabiani/yespica, così, tanto per dire che sono in mezzo ai vip...insomma, un'italietta di cafoni che votano berlusconi e sognano suv e l'hollywood di milano. ma che ce frega?

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  5. tranquilli, è un film che vedranno in pochi e i pochi lo dimenticheranno 3 minuti dopo essere usciti dal cinema...
    resta la vergogna del finanziamento statale.

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  6. si, enrico, intendevo che ce frega di questa gentarella da quattro soldi, con i sogni di cartone...per fortuna l'italia è anche un'altra. esiste un'Italia migliore E su questa dobbiamo ragionare. Mi pare piuttosto che da oggi dovremo risparmiare le forze per alzare barricate e arginare operazioni ben più moleste...

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